Poesie del cuore

Autore: wp_15665014 (Pagina 2 di 2)

STIAMO A CASA

Di capsule caffè ne abbiamo scorta
perché bisogna sostenere il cuore;
di carne disponiamo grande sporta,
è sempre pieno il congelatore.

La pasta riempie i mobili in cucina
di tanti tipi che non so citare;
formaggio, latte, burro e poi farina
nella dispensa sono ad aspettare.

Dobbiamo stare in casa e lo faremo,
seguendo certe regole ben sane.
Ma coglieremo l’attimo e sapremo
sfruttare al meglio queste ore strane.

E torneremo ad essere più buoni,
ad apprezzare chi rischia la vita
ma per salvar la nostra e a quei doni
che la famiglia da, a via smarrita.

A fare quello che avremmo fatto
avendo tempo a disposizione:
parlare coi tuoi cari, star a contatto
senza la mascherina a protezione.

A dare un senso ai telefonini,
non solo per lo svago e per lavoro
ma per sentirci tutti più vicini,
per render questi giorni giorni d’oro.

 

 

13 marzo 2020

AL BEATO PIERGIORGIO FRASSATI – IL BUON SAMARITANO

Il tempo a te concesso è stato breve,
un lampo la tua vita in questo mondo.
Eppure tu hai saputo esser fecondo
in una società egoista e greve.

Amavi la montagna e le sue vette,
guardando sempre in alto col sorriso,
nel cuore il Salvatore e il paradiso,
la fede ed il rosario per vedette.

Coi poveri tu il buon samaritano,
coi sofferenti tu il consolatore,
terziario di Domenico in ardore,
dei giovani credenti il capitano.

Di San Vincenzo nella conferenza,
in compagnia di amici lestofanti
per fare il bene insieme a tanti e tanti,
sentendolo per scelta e per coscienza.

Ti sian Piergiorgio rese gloria e grazie
e resti in noi il senso del tuo agire
perché i ragazzi sappiano capire
e dare il meglio in mezzo alle disgrazie

per non lasciar che il tempo passi invano.
La stella tua ci guidi mente e cuore,
ci assista con la forza del tuo amore.
Gesù e Maria ci tengano per mano.

 

 

20 agosto 2015.

DIRO’ AL CUORE

Dirò al cuore di non farci caso,
che nella vita contano i valori,
che grazie a Dio poi passano i dolori:
sii sempre forte e turati un po’ il naso.

Dirò alla mente di non fare conti,
di non pensare ad un futuro scuro,
di ricercare un bene più sicuro,
scordandomi legami e certi ponti.

Ma quante sofferenze, inutilmente,
e cattiveria fatta senza scienza.
Penso a mia madre che amorevolmente

diceva a tutti noi: “Porta pazienza.
Fai sempre e solo il bene alla tua gente
senza aspettarti mai riconoscenza”.

 

 

16 novembre 2008

MAMMA RENATA

“Tel chì, ol bergamasch”. Mi torna in mente
questo saluto fatto in tanti anni.
Era il suo ciao, forte e dolcemente,
a quel figliolo cui vestivo i panni.

Ma quanta grinta in quella voce calda,
quale caratter. Onorar la vita,
in questo mondo che talor si sfalda,
era per lei la sfida più gradita

al fianco di quel figlio fatto prete,
da una parrocchia all’altra comandato,
sempre mirante ad elevate mete,
spesso di malavoglia circondato.

Il grande amore di mamma Renata,
sotto la scorza burbera e scontrosa,
è stata per don Walter cosa grata
alla Madonna che vede ogni cosa.

Madre Teresa, roccia della fede,
cui tanto si ispirava questa mamma,
che tutti amò e che grazia concede,
ognora tenga accesa questa fiamma.

Ed ora che il buon Dio se l’è ripresa,
dopo il tormento della sofferenza
per quella salda mente tanto offesa,
mamma Renata è qui, forte presenza,

per esser come un tempo la cometa
che guida i passi verso il Salvatore
a vivere la vita più completa,
tenendo i propri figli dentro il cuore.

 

 

18 dicembre 2007

A SPERANDIO

Riposa adesso sulle amate cime
e goditi la pace che è dei buoni.
A te che tanto hai dato giunga infine
l’abbraccio del Signore ed i suoi doni.

Guardo Tassodine e mi torna in mente
quel tempo e l’entusiasmo con mio padre,
concordi, per rifare stabilmente
la chiesa dedicata a nostra Madre.

Alpini dentro il cuore e nelle mani,
capaci di ridar vita e speranza
a chi non vede luce nel domani,
a chi ha subito il male in abbondanza.

Il vivere per gli altri era il tuo credo,
donando ogni minuto alla tua gente
col cuore e con l’esempio, e in questo vedo
chi tanto da, riceve immensamente.

Hai sempre detto che la tua salvezza,
quando sei stato colto dalla scossa,
fu per don Gnocchi, e questa tua certezza
è frutto della fede che s’indossa.

Tu volontario, ma per vocazione,
di tante iniziative elaborate
col cuore aperto alla condivisione,
sei stato mente e braccia illimitate.

Or sei andato avanti, forte alpino,
sempre davanti a tutti, amico mio,
lasciandoci incompiuto quel cammino
tracciato in questa vita, Sperandio.

E tocca a noi, con la tua dedizione,
finire quel lavor che resta ancora.
In ciel riposa e dai consolazione
a chi t’ha amato e ti ricorda ognora.

 

04 aprile 2007

A ERMELLINA

A te, che nella breve giovinezza
sei stata vice mamma per noi tutti,
offrendoci la forza e la dolcezza
d’un grande affetto, nei momenti brutti;

a te, che fosti sposa e quindi mamma
per dare vita e amore a questi figli,
al fianco di Luigi, e un grande dramma
troncò un’unione, salda nei perigli;

a te, che ancora giovane e vitale,
l’hai poi amato dentro i tuoi nipoti,
a ricordare che l’amore vale
perché rende felici i giorni vuoti;

a te, che per gran tempo hai convissuto
con chi ci ha tanto amato, nostra madre,
per dirle il nostro grazie e darle aiuto,
prima che riabbracciasse nostro padre;

a te, che hai lavorato settant’anni,
che hai faticato a vivere la vita,
con tanto amore ma con tanti affanni,
sapendo che ancor non è finita;

a te, Ermellina, che hai dato tanto
e forse hai ricevuto un po’ di meno,
resti il sorriso a vincere sul pianto:
t’aspetta ora un futuro ognor sereno.

 

24 settembre 2006

MARESI

Tempo che passi tanto lentamente
in quella giovinezza spensierata,
che sembra non finire, illimitata,
nel cuore le emozioni più violente;

tempo che scorri poi velocemente,
nel corso di una vita lavorata,
di giorno dopo giorno ben sudata,
per dare un senso al viver pienamente;

nella maturità di questo viaggio
dacci la gioia di continuare
a dare ancora amore, con coraggio,

in questo mondo che cattivo appare.
Cara Maresi, ci ricorda un saggio:
bene che doni, tornerà a fruttare.

 

16 settembre 2006

A MARTA CHE SI SPOSA

Mi mancherà, son certo, alla mattina
la tazza che prepari a colazione,
con il Buondì sul tavolo in cucina,
la cialda del caffé sopra il bancone.

Mi mancherà, durante la giornata,
quel tocco di dolcezza che ci davi.
Le caramelle e poi la cioccolata
per rompere i momenti troppo gravi.

Mi mancherà la tua presenza a cena,
il tuo mangiare svelto, in tre bocconi,
la tua spontaneità, tu sempre in vena,
l’ilarità e la gioia che ci doni.

Ma non mi mancherà giammai il tuo amore,
la vicinanza nei nostri pensieri.
Un posto resterà sempre nel cuore
per questa figlia, nostra fino a ieri.

Sei stata ai tuoi fratelli vice mamma,
hai dato loro tenerezza e aiuto.
Hai condiviso qualche loro dramma,
le loro confidenze hai ricevuto.

Sei stata per tua madre il primo frutto
di questa unione, sempre inebriante.
Lei ti ha trasmesso vita, amore, tutto,
per far di te una donna affascinante.

Ti ho dato tanto amore e me l’hai reso.
Te ne darò altrettanto con tua madre.
Io so che nel viaggio che hai intrapreso
un posto resterà per questo padre.

La vita che ti ho dato darà vita
ad altri figli, come te adorati.
Trasmetterai a loro, rifiorita,
i sogni e gli ideali ereditati.

Con tuo marito vola e sii felice:
saprai donargli sempre tanto amore
che Paolo ricambia, e il cuor mi dice
che questo saprà darvi ognor calore.

Voglia il Signore benedirvi insieme
e i cari nonni assistano dal cielo:
del loro viver siete oggi il seme
e vi proteggeran col santo velo.

 

10 giugno 2006

CINQUANT’ANNI D’AMORE

La data, il cinque maggio, è già importante:
quella di grandi eventi della storia,
di uomini coperti dalla gloria
con vita sempre piena ed esaltante.

Accadde in questo giorno un certo fatto,
son cinquant’anni ormai, un lungo corso:
un giovane decise il suo percorso
sposando la ragazza del misfatto.

Che belli, gli sposini, sull’altare;
che gioia nei parenti e negli amici,
gli auguri d’esser sempre più felici,
il cuore che continua a palpitare.

Nel tempo, i frutti di cotanto amore
che danno un senso al viver quotidiano:
cinque figliole, nel cercare invano
l’erede maschio per l’imprenditore.

Ben vengano le donne in questo mondo:
raccolgono la linfa della vita
e la ridanno in quantità infinita
col loro amore tenero e fecondo.

Arrivano così tanti nipoti
e la famiglia aumenta a dismisura.
Ma i nonni non conoscon la paura
la noia e la tristezza sono ignoti.

Quante emozioni e quanto amore insieme.
Per Pietro e Teresina è sempre festa,
le figlie ed i nipoti nella testa,
il cuore che il futuro mai non teme.

Siate felici e festeggiate ancora
la vostra unione, salda e producente:
se dopo tanti anni è ancor splendente,
vuol dire che l’amore c’è tuttora.

 

30 aprile 2006

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